CASERTA - Quarant’anni di attività in ambito farmaceutico come amministratore delegato di un’azienda di Milano e quarant’anni come collezionista di carta: storico appassionato, la doppia vita di Rocco Cassandri inizia dal francobollo, poi passa al documento viaggiato, dalle cartoline alle lettere, per approdare al documento storico e iconografico. Con una chicca, il decreto con cui il triumvirato della Repubblica romana con Giuseppe Mazzini elesse il Po a fiume simbolo dell'unità nazionale, oltre un secolo prima delle cerimonie leghiste al Monviso. Una ricerca continua che non lascia certo spazio alla noia, ma diventa un’attività corroborante. Il filatelico di origine ciociara ma romano di adozione, analizza e studia costantemente materiale storico, in particolare la storia dello Stato Pontificio e della Repubblica romana, una delle pagine più belle e più importanti del risorgimento italiano. Ecco spiegato l’invito alla conferenza tenuta a Sessa Aurunca il 17 settembre in occasione dei festeggiamenti per l’Unità d’Italia e l’invito a tenere una mostra dei preziosissimi documenti in suo possesso. Solo pochi giorni a disposizione di un pubblico non solo locale, di questo patrimonio culturale, per poter toccare con mano la storia presso il castello ducale della città.
DOCUMENTI DI GARIBALDI, CAVOUR E MAZZINI - Quaranta i documenti esposti a Sessa Aurunca contro le decine di migliaia di pezzi che Rocco Cassandri ha raccolto, dal mercatino di Porta Portese o salvati dal macero o acquistati alle aste. Tre i percorsi previsti: lettere e documenti di personaggi politici come la lettera apostolica di Pio VI del 1820 contro la Carboneria, una lettera di Garibaldi da Caprera del 1868, una lettera di Mazzini, un Decreto di Cavour, una lettera di Nino Bixio; lettere di garibaldini impegnati a combattere sul nostro territorio che scrivono alla famiglia, come quella di Achille Geluardi uno dei Mille che usa carta intestata del precedente corpo dei Cacciatori delle Alpi; interessante la minuta di lettera del 1848 del sindaco di Bugnara che scrive all’intendente di Sulmona e descrive i rivoltosi locali con il tricolore che parlano degli avvenimenti al caffè, definendoli “loschi individui o i signori barbuti comunisti».
LA STORIA MISTIFICATA - Testimonianze che provano che la storia a volte viene mistificata; questi documenti rappresentano in modo esemplare tutti coloro che contribuirono con un coerente impegno, alla emancipazione sociale e civile del Risorgimento, alla realizzazione di un’Italia unita politicamente e salda nella costante ricerca di principi liberali. Un viaggio affascinante nella storia risorgimentale che culmina con l’esposizione di alcuni documenti che ruotano intorno alle vicende della Repubblica Romana del 1849, di questo particolare periodo storico postale, Cassandri dispone di una vasta raccolta di lettere e documenti, che spaziano dalle poste Repubblicane, sino a quelle degli eserciti chiamati a sopprimerla e a ripristinare il potere temporale dell’ultimo «Papa Re» Pio IX. Ad attirare la nostra attenzione è in particolare il manifesto firmato dal triumvirato della repubblica con il quale si dichiara il fiume Po, «fiume nazionale». Un eccezionale documento che proprio in questi giorni sembra rispondere a tono al rito dell’ampolla con le sacre acque del Po, che a Pian del Re nel Monviso, il Senatur ha celebrato insieme al figlio e alla Lega Nord.
IL PO E LA PREVEGGENZA DEI TRIUMVIRI - «Anche se il periodo di vigenza della neonata Repubblica è stato brevissimo, circa 5 mesi dal 9 febbraio al 4 luglio, tanti sono stati i cambiamenti messi in essere e che hanno modificato drasticamente la vita sociale nei territori delle 4 regioni pontificie (Lazio, Umbria, Marche e Romagna) che questa ha governato - ha spiegato l’esperto storico -. L’abolizione della pena di morte ed il suffragio universale, anche se esteso solo agli elettori maschi, sono alcuni degli esempi di quanta lungimiranza sussistesse nel governo della “cosa pubblica” da parte del triumvirato. In pochi mesi tutta l’amministrazione pubblica fu ristrutturata, si batté nuova moneta, si emisero obbligazioni ed addirittura ci si preoccupò di decretare che il fiume Po fosse dichiarato fiume nazionale. Probabilmente – conclude Cassandri - i triumviri hanno avuto un momento di preveggenza anche se mai avrebbero pensato che nel secolo successivo, qualcuno lo avrebbe scelto, in contrapposizione, come simbolo di secessione dell’Italia faticosamente unita».
Fernanda Esposito
Corriere del Mezzogiorno 19 settembre 2011