martedì 23 agosto 2011

LETTERA APERTA AL MINISTRO TREMONTI

 Ecco la lettera dei mazziniani italiani al ministro Tremonti

Signor Ministro,

i mazziniani italiani sono pienamente solidali con il tentativo in corso di risanare i conti pubblici; auspicano anzi interventi più decisi sia nel campo della riduzione dei costi degli apparati istituzionali (leggasi abolizione di tutte le province, come sarebbe stato necessario fare sin dall’istituzione delle regioni a statuto ordinario) sia in quello delle liberalizzazioni (invero ancora timide se si pensa agli intrecci corporativi del sistema Italia). Siamo poi non da ora impegnati per lo sviluppo dell’integrazione europea sul piano politico ed economico; condividiamo l’insoddisfazione per la miopia franco-tedesca ed appoggiamo incondizionatamente la proposta degli  eurobond.
    Per queste ragioni, a fronte della complessa manovra ferragostana, ci sentiamo in dovere di formularLe una preoccupazione, una domanda ed una protesta.
    La preoccupazione riguarda il rischio che anche gli ultimi provvedimenti non siano in grado di invertire la tendenza della crisi italiana, che è al tempo stesso congiunturale e strutturale. Ci resta il dubbio che questa avrebbe potuto essere l’occasione per fare affidamento sul senso di responsabilità degli italiani e colpire una volta per tutte anche le rendite parassitarie del pubblico come del privato.
    La domanda si rivolge invece all’insistenza con cui Lei continua a chiedere la riforma anche dell’articolo 41, oltre che dell’articolo 81, della Costituzione. Ci chiediamo se Lei abbia letto adeguatamente i lavori preparatori di quell’articolo presso l’Assemblea Costituente: è il frutto di una riflessione congiunta e non di parte che non a caso ha fissato in termini mazziniani la funzione sociale dell’economia garantendo la libertà individuale e collettiva. Ben altri sono i lacci e i laccioli che in Italia frenano le liberalizzazioni economiche. Francamente, sembra che Lei mobiliti un carro armato per colpire una mosca!
    Infine, protestiamo per il modo ed il merito per quanto concerne il cosiddetto accorpamento delle festività civili alle domeniche. Non ci convince il preteso incremento della produttività rispetto alla media europea, che già contestammo quando all’inizio dell’anno la Confindustria chiese la cancellazione della festa per il 150° anniversario dell’Unità. Basta consultare le prime pagine di qualsiasi azienda per verificare quante festività civili sono diffuse nel resto d’Europa, senza contare le bank holidays. Ci ha però francamente indignato il tono liquidatorio con cui è stato presentato il provvedimento, quando invece è purtroppo sempre più evidente che un Paese che non tiene alla sua memoria manca di coesione e di slancio. Come si può ignorare tutto questo? Non Le sembra di cadere nella trappola che già i Latini avevano individuato del “propter vitam servandam, vivendi perdere causam”? Non si rendono conto il Governo ed il Parlamento che una delle ragioni del declino economico italiano sta proprio nella sfiducia in se stessi e nel progetto comune dello Stato nazionale? Altrettanto inaccettabile è la subordinazione delle festività civili a quelle religiose in quello che è uno Stato laico: gli accordi con la Santa Sede possono infatti essere facilmente rinegoziati e non costituiscono un articolo di fede! Altro sarebbe stato e sarebbe prospettare una sospensione per un periodo di alcune feste nell’ottica di un globale ripensamento della materia in modo più equilibrato e rispettoso della nostra storia! Anche a questo proposito, ci auguriamo che il passaggio parlamentare migliori il testo di una manovra comunque indispensabile.

Genova,19.08.2011

Fonte: www.associazionemazziniana.it

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